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di Meme. Ai personaggi delle favole si aggiunsero quelli della Storia Sacra; il suo mondo ideale si allargava. Conosceva non più di dieci persone vive ma aveva un popolo di fantasmi e di morti a sua disposizione.
Anche l’ambiente della chiesa, pesante per lo più ai fanciulli della sua età, e l’immobilità forzata delle cerimonie religiose lungi dall’annoiarlo lo interessavano moltissimo. Tutto ciò che vi è di immaginoso e di poetico nel culto cattolico gli sembrava immensamente bello. Aveva incominciato appunto le sue visite in chiesa nel mese di maggio, il mese dedicato alla Vergine, quando la navata del tempio scompariva sotto festoni di velo cilestrino e roseo con frangie d’argento e sull’altare della Madonna odoravano dai loro alti steli i fiori dell’ireos pallidamente tinti di viola. La prima volta che si trovò in quella luce discreta, in mezzo a quei veli, a quelle cappellette chiuse, alle lampade, ai candelabri dorati, ai volti sorridenti delle sante e degli angeli dipinti sulle pareti, Meme credette davvero di veder dischiuso un angolo del paradiso