Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/118

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— Non è nulla – disse Minna prevenendo una domanda che forse non sarebbe venuta, ma che ella volle interpretare nello sguardo acuto di Filippo, e soggiunse sorridendo: — Ho fame.

— Ti riconduco a casa. Hai almeno qualche cosa di pronto?

L’imbarazzo visibile di Minna diceva chiaramente che ella non aveva pensato al pranzo. Cònsolo guardò l’oriuolo: segnava le otto. Anche lui doveva pranzare.

— Andiamo – fece senz’altri commenti.

Giù per S. Barnaba, in vie remote che Minna non conosceva neppure, vie spopolate e squallide di quartieri eccentrici, Cònsolo la fece camminare a lungo non avvertendo che ella trascinava il passo stanco e breve. Sostarono finalmente a una modesta trattoria dove Cònsolo era ben sicuro di non incontrare nessuno di sua conoscenza e si fece servire il pranzo in un salottino a parte.

Come era stata una gioia per Minna l’uscire insieme a Filippo doveva essere una gioia anche maggiore questo primo pane mangiato insieme, ostia santa che confermava il sacramento occulto del suo amore. Ma Filippo