Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/190

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mai, vuol dire che fu un istantaneo capriccio. Nulla ti lega ad una donna che come è stata tua sarà di cento altri.

— No, non fu d’altri.

— L’hai sedotta?

— Neppure. Ella si donò.

— Oh! allora — esclamò la signora Cònsolo con uno scoppio che sembrava quasi di gioia — tu non hai nessun obbligo. È una svergognata che tornerà a fare domani quello che ha fatto ieri.

— La credo onesta.

— Onesta! onesta! — ripetè la signora Cònsolo coi pomelli delle guancie accesi per l’indignazione e per la collera. — Tu parli di una simile onestà davanti a tua madre?

— Perdono — mormorò Filippo, mordendosi le labbra.

Quest’umile parola detta da lui, in quel momento, sciolse le lagrime della forte donna che colle pupille lucenti, nella vibrazione passionale di tutto il suo essere, prese la mano di Filippo e stringendola:

— Senti. Una sola cosa tu devi fare; dà a me il bambino e congeda la femmina provvedendo al suo avvenire. Non rispondi? Scuoti