Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/241

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dato prima sorridendo, squillava audace con intonazioni allettatrici e proterve una vocetta femminile, ma non si poteva vedere fin là. Improvvisamente la vocetta pronunciò il nome di suo marito con un accento che era insieme imperioso e provocante: — Cònsolo, ascoltatemi dunque! Vi faccio paura?

Minna trasalì. Filippo tornò a sporgere il capo innanzi, tornò a sorridere, e rispose poche parole che andarono perdute nel frastuono generale. Incominciavano allora i brindisi. Lo spettacolo affatto nuovo interessava Minna moltissimo; ella aveva la vibrazione vergine delle persone cresciute lungi dalla società. Seguendo curiosamente l’incrociarsi dei bicchieri vide una piccola mano di donna allungarsi fin nel mezzo della tavola per toccare il bicchiere di Filippo.

Era una mano agile, nervosa, ornata da uno smeraldo di una dimensione inverosimile che copriva tutta una falange dell’anulare.

— Ma chi c’è in faccia a mio marito? — chiese finalmente all’Agrati con un principio d’impazienza.

Se ella dal suo posto non poteva vedere,