Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/247

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dalle cadenze teatrali parlava, parlava, parlava...

Minna arrossì e per un intimo senso di pudore distolse subito gli occhi; non però senza avere prima ricevuto l’urto degli occhi di Filippo che rimasero fissi su di lei con una intenzione di scherno della quale sentì tutto l’oltraggio. E passò oltre, meravigliata di non soffrire, col cuore fatto di ghiaccio, insensibile.

Aveva detto bene all’Agrati, non pativa di gelosia. Il suo amore per Filippo era morto intero e tutte le ferite che egli le infliggeva secondando un cieco istinto di vendetta non colpivano che un cadavere.

— Se Dio vuole, eccola!

L’esclamazione ingenua fu pronunciata alle sue spalle mentre tornava nella sala grande. Si volse e vide Stello. Quella faccia leale di amico non le fu mai tanto cara.

— Dove è stata fino ad ora? – chiese il giovane con schietto accento di rammarico. – A pranzo eravamo talmente lontani che mi fu impossibile neanche di vederla... E dov’è Filippo?

— Lo ignoro – disse Minna abbozzando