Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/60

Da Wikisource.

— 48 —

fettessa. Giunse accompagnata dalla figlia quando i Cònsolo, levandosi da tavola, si erano portati a prendere un po’ di fresco nel piccolo giardino domestico, metà giardino, metà orto. Filippo seccato fece per gettare il sigaro che aveva acceso allora allora.

— Ma le pare? — si affrettò a dire la sottoprefettessa accompagnando le parole con una mossa così vivace verso il giovane che quegli arretrò due passi — continui, continui. Noi siamo abituate al turno; anzi ci piace. Non è vero Ninetta? Come riescono insopportabili le donne che non sanno tollerare le abitudini degli uomini! Per me lo dico sempre a Ninetta: siamo docili, pieghevoli, dolci, serene, mansuete. Ciò vale molto più della bellezza.

Intanto che zia Aglae portava fuori qualche sedia la signora Cònsolo ricevette con molta dignità le congratulazioni della nuova venuta, la quale tuttavia mostravasi tanto commossa della vittoria del giovane Cònsolo che la madre ne risentì una specie d’imbarazzo e scambiò con Filippo un’occhiata furtiva.