Pagina:Neera - Duello d'anime, Milano, Treves, 1911.djvu/96

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nico inganno; ma tratteneva il fiato perchè egli non udisse, perchè non sospettasse neppure. Lui partito recavasi furtiva nella camera ancora calda del suo respiro e copriva di baci folli il guanciale concavo della testa che vi si era posata, delirando d’amore e di dolore.

A volte invece si chiedeva se l’atto supremo della sua dedizione non avesse disgustato Filippo allontanandolo da lei come da un oggetto indegno e spregevole. Sentiva allora la gravità della sua colpa, accusandosi di non essersi difesa meglio, vinta da quel sentimento della sua pochezza che la rendeva tanto umile dinanzi agli altri e rassegnata alla sua sorte di miseria.

Un giorno si incontrarono mentre egli scendeva le scale e lei saliva.

Credette di svenire. La scala era angusta, mal rischiarata; ella si strinse contro il muro per lasciarlo passare intanto che il suo piccolo volto pallido esprimeva angoscia e vergogna.

Cònsolo ebbe un lieve moto di sorpresa, quasi appena allora si ricordasse di quel che era stato. La salutò, le disse alcune