Pagina:Neera - Il marito dell'amica.djvu/218

Da Wikisource.

— 208 —


Era una mazurka lenta, graziosa, con note vellutate e morbide come l’ondeggiamento d’una gondola. Maria si lasciava portare di peso. La sala girava davanti al suo sguardo imbambolato, riconducendole per turno il passaggio delle coppie; Sofia, ridente, colla testina che si perdeva sotto la lunga barba del dottore; la Guidobelli, languida, modellata come una Venere nel suo abito chiaro; la Bonamore stretta ardentemente alle spalline del giovane ufficiale; Nina Menni, in posa da sirena, petto a petto con uno studente di filosofia. E tutti giravano, giravano, giravano, sotto il bagliore rossigno delle lampade, nel vortice rotto a ondate dai profumi sottili, battuto dalle gale svolazzanti, tra il rumore dei passi smorzati sul tappeto. Quando Maria passava davanti all’uscio, vedeva Emanuele, ritto, colla faccia bianca.

Lo vide una, due, tre volte; poi la pupilla le divenne torbida.

— È stanca? — le domandò il cavaliere.