Pagina:Neera - Il romanzo della fortuna.djvu/205

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Come era lontana via Gesù da quel bastione fra porta Ticinese e porta Genova dove ella conduceva a passeggiare un poco la sorella della Gigia! Volontieri ella sarebbe corsa in quelle lunghe domeniche d’agosto a rivedere il bel giardino prossimo a via Gesù; e se pure i signori Firmiani non c’erano, quale intimo e malinconico diletto ella avrebbe provato nel passare davanti alla piccola casa vecchiotta e signorile colla porta fronteggiata da una ghirlandetta di foglie e di frutti! Ma che avrebbe fatto la Gigia senza di lei per tante ore?

Il quindici del mese — la festa del Ferragosto. consacrata allo spasso fuori delle porte o nelle villeggiature più prossime — quasi nessuno restò in casa. L’alveare vide sciamare fin dal mattino tutte le sue pecchie con un gran frastuono di grida, di usci sbattuti, di ammonimenti, di rincorse su per le ringhiere, di ruzzolamenti giù per le scale, di esclamazioni e di richiami in tutti i dialetti d’Italia.

La famiglia di donne che affittava una camera al giovinotto lungo e magro vestito di nero era veneziana; il giovinotto emiliano; il dottore veniva da Crema; la madre delle due bimbe ammalate parlava coll’accento reciso e secco della region