Pagina:Neera - Il romanzo della fortuna.djvu/261

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signor Firmiani si attaccarono a reminiscenze lontane, a brani di conversazioni udite per caso, a tutto quel velame misterioso che avvolgeva la vita di Enzo a guisa di una minaccia oscura ed invincibile. Ed ella non poteva sapere mai nulla di preciso.

Un progetto lo teneva occupato appunto in quei giorni; pare fosse la fondazione di un grande giornale. Udiva intorno frasi staccate, vocaboli di cui le sfuggiva l'importanza — «azioni, azionisti, capitale mobile, redazione, corrispondenti» — ma erano tutte cose lontane da lei, tanto lontane che non osava chiedere e nessuno pensava a darle chiarimenti. Lo vedeva felice, col raggio della speranza in fronte. Non era già una gioia?

Intanto usci la sentenza. Giuseppe era stato condannato a tre mesi di prigione e gli occhi di Chiarina offuscati dalle lagrime cessarono dal sorridere ai sogni di Enzo.

Giovanni che aveva assistito ai dibattimenti nascosto nella folla udì la difesa accampare l’abbandono della famiglia, i cattivi esempi, la miseria, udì suo fratello inveire contro le ingiustizie della società; udì il Pubblico Ministero parlare severamente di scioperataggine e di vizi.