Pagina:Neera - Il romanzo della fortuna.djvu/93

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cranio andavano ad occupare una nicchia preziosa.

Sempre contento perchè non chiedeva mai nulla agli altri, il fatto di bastare a sè stesso era in lui una seconda natura. Colla sua fisionomia aperta, l’occhio vivo, il naso al vento, il sorriso furbo ma non maligno, piaceva generalmente a tutti.

— È un ragazzo svelto — dicevano i commercianti che egli aveva occasione di frequentare.

— È un ragazzo simpatico — dicevano le loro figlie.

La meno favorita sotto il rapporto della bellezza restava sempre Chiarina. Non che fosse brutta propriamente, anzi a rigor di termine non aveva niente di brutto; ma i suoi lineamenti, le sue forme, la stessa espressione del volto restavano in una luce così opaca che nessuno la avvertiva. Una mediocrità plastica senza rilievo si univa ad una gioventù senza freschezza, dove invano le chiome fluivano abbondanti, e piccine si disegnavano le mani, e il collo emergeva grazioso. Invano. Chiarina a vent’anni era come se ne avesse trenta o quaranta; e quando ella fu stabilita