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232 la contessa di genlis


le miniature, gli specchi, le vernici dalle tinte di sogno, che si vanno ora stanando dai solai e dalle botteghe dei rigattieri, senza comprendere nulla della loro intima eleganza, senza che riviva il palpito esile eppure così suggestivo di un aristocratico ideale moribondo. Noi, fervidi idealisti, vedremo sempre nel bruco la farfalla, e, pur deplorando l’odore dei letamai, tenderemo sempre il desiderio anelante al profumo dei giardini futuri.

Noi abbiamo amata madamigella Aïssé, abbiamo avuto un sincero sentimento di simpatia per per l’ardente ed intellettuale Lespinasse, e stima e ammirazione profonda ci ispirò la signora Geoffrin; ed accanto a queste tre spiccate individualità, che riassumono ciascuna una delle maggiori virtù femminili, troviamo pure della simpatia per la duchessa di Choiseul, per la signora d’Épinay, anche per quella vivace e folleggiante Mimi, contessa d’Houdetôt, che seppe fedelmente amare; e, se non simpatia, compassione da ultimo per la marchesa Du Deffant, quasi tragica nella sua senile desolazione di Niobe senza maternità. Il nostro quadro però, che non è una apologia, ma un rias-