Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/105

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— Vittorio — dissi piano al mio amico — costei è la figlia del professore?

— Stupisci e impara. È il professore stesso. Stupii sùbito — l’insegnamento venne dopo...

Un professore in gonnella! che larga prospettiva di istruzione volontaria e di scienza applicata per due studenti!

In quell’istante avrei pagato dieci lire un frammento di specchio e le avrei pagate tanto più volontieri perchè ciò implicava la supposizione che le dovessi avere.

L’amabile maestrina ci chiese se volevamo incominciare subito la lezione. Vittorio mi consultò collo sguardo — a dir vero ci aspettava il ripetitore di fisica con un tema preparato sull’attrazione dei corpi celesti — ma qual corpo potevasi immaginare più celeste di quella ventenne giovinetta, fresca come il mattino e raggiante come un sorriso?

Attrazione per attrazione, Vittorio ed io non stemmo in forse. Cinque minuti dopo si sedeva tutti e tre attorno a un tavolino lungo un metro e largo sessanta centimetri.

Ella era la maggiore, noi toccavamo appena i diciotto anni — e vi domando cosa si fa, con cinquantasei anni in tre, attorno a un tavolino!