Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/133

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Hans, seduto cogli altri intorno alla tavola di quercia e visto che la birra spumeggiava allegramente nel bicchiere del borgomastro accendendo ne’ suoi occhi scintilluccie di soddisfazione, si levò in piedi e con un certo garbo tutto proprio disse:

— Joseph Goldbacher, io avrei qualche cosa da dirvi.

La meraviglia più sincera si dipinse in volto al borgomastro; Gretchen girò intorno gli sguardi trepidanti intanto che Elisabet, impadronitasi d’un piatto vuoto, riparava in cucina.

Allora il giovane Hans spiegò le sue intenzioni; ma Joseph Goldbacher non lo lasciò finire.

Il degno magistrato trovava eccessivamente ardita questa pretesa alla mano di sua figlia. Elisabet era una ragazza per bene, educata, gentile e con una dote discretina. — Hans un discolaccio senza giudizio, senza abilità, senza avvenire. Concluse:

— Come potresti tu mantenere una famiglia?

— Lavorando — rispose Hans con rispettosa sicurezza.

— Ma se non sai lavorare?

— Oh! sì, so lavorare quando ho voglia e per Elisabet lavorerò.

— No, tu non farai mai nulla di bene.