Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/145

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— E poi — interruppi — come volete che io creda a un amante? Carolina amava suo marito. Lo deve amare ancora; sembrano fatti apposta l’uno per l’altra.

— Ogni uomo ed ogni donna, a parer mio, sono fatti l’uno per l’altra.

— Insomma vi proibisco di parlare.

— Alla buon’ora! ecco un mezzo semplice e sicuro per aver ragione voi.

Non avrei potuto altrimenti far tacere quella linguaccia. Ma che spina ei m’aveva fitta nel cuore! Figuratevi che Carolina è la più simpatica fra le mie amiche; buona, cortese, ci siamo maritate insieme; ci vogliamo un bene! un bene!

E suo marito, dunque? che brav’uomo! quasi come il mio. Assolutamente io non potevo ammettere le insinuazioni di quel ciarliero maldicente; ma d’altra parte se era vero, com’egli aveva giurato, di averla veduta una sera sul bastione in compagnia d’uno sconosciuto... oh, imprudente Carolina! Lo stesso giorno mio marito, rientrando a pranzo, mi disse:

— Ho incontrato la tua amica...

— Carolina?