Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/147

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— Senti, vuoi farmi un piacere? Parliamo d’altro. Sei stata ai Lituani?

— È dunque vero? — esclamai prendendole con forza una mano e fissandola negli occhi.

Ella si svincolò un po’ imbarazzata e diffidente, collocò a suo posto il velo della poltrona che non si era menomamente smosso e disse con accento strisciante, molle, come di persona annoiata:

— Non so che vuoi dire mia cara.

— Tu sei ben padrona de’ tuoi segreti Carolina; ma allora custodiscili meglio.

— Che?

— Non lasciarti vedere alle dieci di sera sui bastioni...

Ella arrossì fino al bianco dell’occhio, ma non osò rispondere.

— Cara, io ti voglio tanto bene che non so tollerare le dicerie che si fanno sul tuo conto; anzitutto non voglio credere...

— Ma che dicerie si fanno? — Interruppe ella un po’ altera.

— Sai bene... le solite. Ti hanno veduta con un giovane...