Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/207

Da Wikisource.

— 197 —


Il barcaiolo strinse le labbra senza rispondere.

Urania incominciò a pensare se non fosse stata per caso un’imprudenza quella di scegliere la corsa della sera; per evitare il sole e la polvere s’era messa a un brutto rischio davvero. La presenza di suo cugino le sembrava più che mai desiderabile; si immaginava che bell’effetto farebbe la sua grossa voce tuonante in mezzo all’acqua, le sue braccia d’atleta ai remi, la sua fronte abbronzata coperta del sudore dei forti!

Con lui almeno il pericolo aveva un lato eroico, poetico; si poteva affrontarlo con un certo gusto!

Gettò uno sguardo di compassione e di disprezzo sul biondo cavaliere che le avevano dato e si adagiò comoda, colle braccia conserte, rassegnata a subire gli avvenimenti, poichè non le era dato cambiarli.

La barca intanto urtava a destra e a sinistra, ora trattenuta da un fascio di erbaccie, ora spinta da un tronco d’albero, minacciando ad ogni istante di capovolgersi.

La faccia del barcaiolo si faceva sempre più scura.

Romeo, tranquillo, si abbassò sul fondo della navicella, e rimovendo un asse fece osservare che l’acqua incominciava a penetrare nell’interno.