Vai al contenuto

Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/244

Da Wikisource.

— 234 —


— Che pelle morbida! Sembri una signorina.

Gildo si tirò indietro.

— Addio, dunque.

— Addio.

Erano sei uomini e sei donne.

Dovevano partire tutti insieme sopra una gran barca e portarsi al di là del Ticino in un’osteria cognita e rinomata fra la gioventù studiosa...

Dapprima s’era fissata una colazione, poi un pranzo, e si concluse per una cena concorrendo il piccante della notte, dei lumi e della solitudine.

Si parlava di follie d’ogni genere; erano tutti ebbri prima d’aver bevuto. La gioventù saliva alla testa di quei capi ameni, di quelle ragazze senza giudizio. Essi sentivano troppa vita nel loro sangue e volevano buttarne via una parte come zavorra inutile, per sollevarsi più leggeri nel cielo delle illusioni.

Un temporale nereggiava sull’orizzonte; si partì egualmente. Ci voleva altro che temporale a trattenerli!

Patrizio seduto al timone guardava il Ticino che gorgogliava cupo e minaccioso.