Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/252

Da Wikisource.

— 242 —


Sì, era vero — e come tutto cambiò allora!

I due che da oltre un mese facevano vita comune, in confidenza, dandosi del tu, non osavano quasi guardarsi o per meglio dire Patrizio guardava in un modo diverso, e lei non attingeva più nel suo segreto oramai svelato il coraggio di sostenere quello sguardo.

Questo ritegno in mezzo a tanta libertà voleva ben dire che l’amore aveva morso sul serio, questa volta, lo spensierato Don Giovanni!

Egli contemplava in estasi quel profilo delicato e quei grandi e neri occhi che lo avevano ammaliato fin dalla prima volta, inconsciamente.

Ripensava alla vita trascorsa, all’affetto costante, alle gioie e ai dolori che avevano avuti in comune senza conoscersi; ripensava alla notte che si erano incontrati e che lui aveva dormito in quel letto, su quel medesimo guanciale dove ora riposava la bruna testina della sconosciuta (era sempre una sconosciuta). Cento idee pazze e fantastiche gli attraversavano la mente.

— Mi amate? — domandò a bassa voce, coll’accento supplichevole e casto d’una preghiera.