Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/256

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Qualche studente domandò a Patrizio: dov’è il tuo angelo custode?

Questa frase detta per celia fu la base di congetture bizzarre, di fiabe gonfiate da certa gente timorata e bigotta che non si peritò a ricamarvi sopra una storia di miracoli e di apparizioni

La cameriera della Croce Bianca, losca e colla faccia coperta di lenticchie, raccontò a Piedolce che il giovinetto scomparso era proprio l’angelo Gabriele mandato per convertire quel discolaccio del signor Patrizio, che non vi era riuscito, e che d’ora in avanti essa aveva paura a dormir sola la notte temendo l’albergo abitato dal diavolo.

Patrizio non si curava menomamente delle variazioni che accadevano intorno a lui. Non era occupato che da un solo desiderio: ritrovare Gildo.

Una sera, passeggiando in un viale remoto fuori della città, vide correre lesta lesta davanti a sè una figura femminile che egli poteva affermare sulla sua coscienza di non avere mai vista in Pavia.

Era piccola, sottile, vestita di nero e sotto il velo le svolazzavano brevi ciocche di capelli castagni.

A Patrizio balzò subito il cuore; e poichè nemmeno un’anima si vedeva nelle campagne e lui, Patrizio, era poco disposto alla pazienza dopo