Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/49

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Quell’erba coricata, quell’erba che l’aveva avvolta tutta, assorbito il suo respiro, baciato i suoi capelli, accolti forse, i sospiri della sua giovane anima, aveva una fisionomia propria, una voce, un accento.

Tutto ciò che Nora non aveva detto a me, quell’erba lo sapeva.

Cara fanciulla, il mondo intero potrebbe accusarti, ma non io, non io!

Pensai allora — come non pensarvi? — alla romanza da Nora prediletta:


«Ma quel bacio su cui semispento
  . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .»


Perdonami, Elisa!

Alle 5 precise la carrozza della principessa entrò nella corte.

L’aspettavo. Corsi ad aprire lo sportello, porgendo la mano alla mia futura suocera. Ella discese con una certa vivacità insolita, così insolita che la rammento perfettamente come era in quel giorno e in quel momento. Aveva un vestito di velluto nero e un mantello chiaro a ricami; teneva in