Pagina:Neera - Iride, Milano, Baldini, 1905.djvu/82

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Nè la guardai più, occupando tutto il mio tempo in giardino a svellere i rosai. Io volevo lasciare il deserto dietro a me; poichè si abbandonava quella casetta dove erano trascorsi i miei più belli anni, non aveva a restarvi traccia delle mie gioie passate, de’ miei divertimenti rustici e solitari. Atterrai una capannuccia di vimini che mi ero fabbricata dove mi ritiravo nelle ore del sole a leggere Teofilo o il piccolo eremita.

Anche Betta era molto malinconica. Ella non voleva seguirci nella casa nuova; mio padre la consolava assicurandola che avrebbe potuto venire a trovarci quando che fosse, e che noi non l’avremmo dimenticata.

Oh! no, mai.

Il giorno del matrimonio mio padre era raggiante. A me avevano fatto un vestito appositamente, ma anche inutilmente, perchè non volli andare a vedere. Quando suonarono le campane della chiesa turai le orecchie.

— Non sta bene, — ripeteva la Betta: — una ragazzina deve essere docile; i dispetti e la musoneria sono proprio una brutta cosa.

— Ma quando la ragazzina è malcontenta? — domandai piagnucolando.

— Le ragazzine non sarebbero malcontente se