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questo problema. Io invece lo trovavo di una bellezza che non m’era apparsa mai prima di allora. Quanto dolore in quell’essere nobile oppresso da un destino inumano e quanta gioia nell’istante della liberazione! Come egli doveva amare veramente chi lo aveva così veramente amato!

Prima di andare a tavola Orsola, tutta turbata, venne a dirmi che la conserva di pere aveva preso la muffa. Ora mi ricordo benissimo che in altre circostanze consimili io avevo diviso le pene di Orsola, ma quella volta non mi fu possibile; cercai anzi di persuaderla che era una disgrazia ben meschina.

— Che daremo al piccino quando mangia alla sera il suo pezzetto di pane?

Così brontolava l’Orsola girando fra le mani il barattolo della conserva.

— Potremo ben dargli un po’ di miele, non ti pare, Orsola? E se mancasse il miele credi che non basterebbe un po’ di burro sul pane?