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VII.

Alberto,

Credevo di non avere più lagrime, ma soltanto nello scrivere il tuo nome adorato esse mi sgorgano profondamente dal cuore, dal midollo delle ossa. Non so bene da dove vengano, ma con esse tutto il mio corpo si sfibra; e mi pare che non acqua, ma sangue cada da’ miei poveri occhi.

Tu non lo credi, nevvero? Oh! se lo credessi, non potresti lasciarmi in queste angustie! Amor mio, vita mia, sei pur buono, e perchè mi fai tanto soffrire? Quando penso che sono stata nelle tue braccia, che il mio cuore ha palpitato sovra il tuo, che le nostre labbra si unirono, che per un istante l’universo e Dio non esistettero più per noi, per me... mi domando se vivo ancora, o Alberto!

Come le mie braccia sono vuote! E come fredde le mie labbra! Oh se potessi morire...

Elvira tua.