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gli aveva cucito l’abito, per ischerzo?» Alberto rideva, eccitato, di buon umore; nella pienezza della sua salute inalterabile, nella felicità del suo cervello tutto al momento presente, senza dubbi, senza curiosità ne per il passato, nè per l’avvenire.

Invece la mente inquieta di Marta continuava a struggersi. Prima di uscir di casa ella aveva baciato Alberto al suo posto prediletto, dietro l’orecchio, facendogli promettere che a tavola, quando ella lo avrebbe guardato, ricorderebbe quel bacio e sarebbe come se ne ricevesse un altro. Ma Alberto la guardava smemorato, si capiva, attratto dalle ciarle della sua vicina, messo in vena allegra dall’ottimo vino, dal pranzo squisito. E di mano in mano che a suo marito cresceva il buon umore, cresceva a lei la tristezza.

Si domandava se quelle erano le gioie della vita; mangiare, bere, discorrere con degli indifferenti, sorridere a delle sciocchezze, divertirsi a delle puerilità.

Già le allusioni più o meno velate correvano