Pagina:Neera - L'indomani.djvu/224

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di buon umore ai suoi lettori. In questo racconto pieno di verve, pieno di trovate, l'autore ci descrive con evidente verità le avventure di un Alpinista... ciabattone, appunto una specie di Tartarin italiano; e v'è riescito così bene, da far ritornare ai bei tempi del Ghislanzoni.

«Questo volume è forse il miglior lavoro del Cagna; l'emanazione più naturale, spontanea della sua mente. Un umorismo, fine, bonario spira da tutto il libro. Il grottesco è la nota che vi domina, ed è la nota vera. Quanti non ne abbiamo visti noi di questi alpinisti ciabattoni sulle rive del lago, o alle acque termali, i quali vengono per osservare la natura e non la intendono, salgono un monte, come i due onesti coniugi e droghieri Gibella, e si fermano meravigliati a guardare le teste di morto di un vecchio ossario, o un verme che attraversa la strada, nè mai danno un'occhiata d'intorno perchè trovano che anche fuori del loro paese, dal grande al piccino, le cose hanno tutte lo stesso andazzo; dappertutto cielo, terra e montagnaccie, seccature, gabbamondi e ciarlatani di ogni specie.

«Le lacrimevoli odissee di questi coniugi Gibella, ne' sette giorni che passarono sulla riviera d'Orta, sono divertentissime; magistralmente descritto anche l'ambiente. La vis comica vi abbonda, ed è di buona lega.»

       Giornale La Postilla.


«Sono scene le quali valgono a fissare uno dei tanti aspetti che presentano le cose della vita; aspetto passeggiero, fuggevole se si vuole, ma profondamente