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cora, allorchè una figura di donna attraversando la corte sostò davanti a una delle finestre appoggiando contro i vetri una faccia sbigottita.
— La Luigina a quest’ora, e con questo tempo! che vorrà mai?
Daria balzò in piedi e mosse ad aprire l’uscio, mentre la Tatta fissando gli sguardi intelligenti e sospettosi sulla visitatrice, cercava di indovinare il motivo della comparsa inaspettata...
Non è che la signora Luigina fosse straniera in quella casa, che anzi era la migliore, l’unica amica della Tatta, — amicizia dolce e gentile da una parte, dall’altra aspra, irta di punte come uno scoglio. La signora Luigina veniva quasi tutti i giorni a trovare l’amica, di buon mattino, tornando dalla chiesa, e si fermava qualche ora a lavorare e a discorrere.
Chi fosse in origine costei nessuno lo sapeva; era venuta da Pomponesco insieme alla Tatta — viveva sola, ritirata; nutriva per la Tatta un’affezione umile, da cane riconoscente; non parlava mai del suo passato — si sapeva soltanto che era nubile.
Minore della Tatta di una diecina di anni, aveva nella sua figura, nell’espressione incerta, nella voce tremante sempre, qualche cosa di infantile; sembrava che della vita avesse conosciu-