Pagina:Neera - La Regaldina, Madella, 1914.djvu/44

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do diverso dagli altri suoi compagni. Schivo d’a micizia, ombroso, nemico del chiasso e dei divertimenti, portato più alle delicate ebbrezze dello spirito che ai piaceri materiali, viveva ritirato nella compagnia di una madre ammirabile, che lo comprendeva e che era bastata fino allora a riempire il suo cuore.

Una educazione elevata, tutta intima, squisitamente femminile, forse un po’ ristretta, gli aveva conservato ad onta dei suoi venticinque anni, una purezza di pensiero e di linguaggio, che lo isolava dalla rozza e scostumata gioventù del paese.

Le sue forze d’uomo, concentrate tutte nell’intelligenza, si erano logorate in una lotta continua e sproporzionata dell’ideale col reale; egli si sentiva vecchio — scettico no, ma scoraggiato.

Davanti al cadavere della sola persona che lo avesse amato, della sola che conosceva ogni riposto suo pensiero, e per la quale egli aveva sollevato la fredda barriera del suo cuore; davanti a quella madre adorata e perduta per sempre, egli non trovava una lagrima. Avrebbe voluto morire — ma un obbligo sacro lo teneva legato alla terra. Egli era il solo protettore dell’orfana; aveva giurato di non abbandonarla mai.

E però nella veglia di quella triste notte, av-