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206 | decadi |
vano a cadere con traiettoria sicura ai piedi delle più belle, cento manine inguantate applaudivano, cento cuoricini si sarebbero gettati dai balconi per cadere fra quelle braccia.
— Affemia, — disse Giulio Sorisi che si trovava fra gli otto, — ecco una bella giornata!
— Ho le braccia rotte a furia di gettare roba, — soggiunse un altro della compagnia, — temo che questa sera la Gigia non sarà contenta di me.
— Io invece, — replicò il Sorisi, — non mi sento affatto stanco; ed è fortuna perchè dopo pranzo devo mettermi in giubba per andare alla Scala, poi ho tre feste da ballo dove mi aspettano....
— E la cena con Mimì? — saltò su un terzo.
— Giusto, la dimenticavo. Ci faremo stare anche quella.
— Ma perchè non è venuto con noi il Cattaneo? — chiese qualcuno.
Rispose Giulio Sorisi, dopo di essersi chinato a raccogliere un mazzolino di violette lanciatogli da un balcone:
— Non mi parlate di Cattaneo.
— Ma perchè?
— Perchè è un asino. Figuratevi che in pieno carnevale gli è venuta la funebre idea di