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neppure un’occhiata e sedendo sul divanino di damasco giallo, fra le due finestre, sembrava disposta anzichè ad andare a letto a continuare per suo conto una piacevole conversazione interrotta.

— La signora marchesa sarà stanca, — disse a buon conto la cameriera per tastar terreno.

— Affatto. Non ho punto sonno. La serata è stata bellissima.

Tuttavia, scorgendo sul volto della vecchia donzella quel bisogno di riposo che ella non aveva, mossa a compassione e non volendo trattenerla oltre, le porse gentilmente il collo per farsi slacciare la collana di brillanti.

— Come stava bene la signorina nel suo abito rosa! — disse ancora la cameriera.

— Sì, stava bene, ed era tanto felice. La sua felicità mi faceva ringiovanire.

— La signora marchesa non ne ha bisogno.

— Non farmi dei complimenti, cara, ne ho già ricevnti troppi questa sera. Dammi l’acqua bollita e andiamo a letto da quelle due povere vecchie che siamo io e te. Ma prima toglimi l’abito, voglio stare un po’ in libertà.

Intanto che la cameriera sfilava le brevi maniche dell’abito di velluto la marchesa sostò un istante a riguardare le proprie brac-