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280 | zio napo |
cio, erano in forse di prendere moglie ma non avevano fretta. Volevano stare a vedere che cosa lasciava il babbo.
— Io — diceva il maggiore — mi prendo Baggio, faccio riattare quella bicocca e sul prato disegno un bel giardino all’inglese.
— Baggio — replicava il commerciante — lo vorrei per me; ho in mente di stabilirvi un’industria.
— Ma io sono il maggiore.
— Non vi è maggiorasco che tenga, i tempi feudali sono finiti.
— Papà non acconsentirebbe certo a vedere messa sottosopra la casa de’ suoi antenati.
— Papà si occupa degli antenati come noi dell’impero chinese.
— Non importa, la casa deve restare come è.
— È quello che si vedrà!
Quando saltava fuori il discorso su Baggio i due fratelli litigavano sempre, al punto che decisero di non parlarne più. Ci pensavano però, ognuno per conto proprio, calcolando che il padre si avviava alla settantina e che lo scioglimento della questione non poteva essere molto lontano. Ma si sbagliavano; altri avvenimenti erano in vista. Anzitutto morì la madre, poi una sorella, poi uno dei preti. Per due o tre anni fu un seguito di lutti.