Pagina:Neera - La sottana del Diavolo, Milano, Treves, 1912.djvu/93

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in qual modo pinotto divenne uomo libero 87


— Oh! non parlo per me, non sono egoista io. Io sento vibrare (si diede un gran pugno sul petto) l’anima collettiva del popolo che soffre.

Era proprio Pinotto che parlava? Se non lo avessi avuto davanti in carne ed ossa, avrei potuto credere che un fonografo accanto a me ripetesse la concione tribunizia di uno dei tanti comizi che rallegrano le folle.

— Ma tu hai brindato alla morte di tutti i padroni....

Non mi lasciò finire. Sempre più eccitato nel fenomeno dell’autosuggestione e nella fanfara delle proprie parole che lo inebbriavano come il più capzioso dei vini, egli interruppe:

— I padroni rappresentano la tirannia del capitale, bisogna abbatterli tutti affinchè l’uomo sia libero. Guardi in Russia....

— Lascia stare la Russia, Pinotto, che tanto non è roba per i tuoi denti ed è troppo lontana perchè tu possa mai lusingarti di ficcarvi lo sguardo. Invece dell’anima del popolo, che anche codesto è un osso duro da rosicchiare, interroga la tua coscienza e dimmi che cosa puoi rimproverare al tuo padrone?

— Il mio padrone non c’entra, — si affrettò a rispondere Pinotto, — non parlo per lui.