Pagina:Neera - Le idee di una donna, Milano, Libreria Editrice Nazionale, 1904.djvu/208

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padrona nel disimpegno delle domestiche faccende.

Fino a vent’anni fa dai borghi, dai paesucci, dai casolari, le fanciulle sia che fossero orfane o che si trovassero male in famiglia od anche solo ristrette e sopranumeraria al bisogno della piccola azienda movevano alla città in cerca di servizio, il quale rappresentava per esse l’asilo, la protezione, l’affetto. Perfettamente conscie della loro condizione, senza il desiderio di escirne, in cui luogo esisteva la volontà di distinguervisi e di farsi voler bene, entravano nella nuova casa con sentimenti tranquilli. Avvezze al lavoro, alle privazioni, agli stenti, al freddo d’inverno, al sollione d’estate, al cibo insufficiente, apprezzavano il vantaggio di lavorare in un ambiente sano, simpatico, al riparo dai morsi crudeli della povertà, alloggiate e nutrite cento volte meglio che nelle proprie case e di ciò si rallegravano, erano contente, erano paghe. L’ideale allora era di restare sempre nella stessa famiglia,