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Mario Avella. Il giovane studioso, che frequentava pochissimo la società, non si vedeva che a quelle riunioni dove c’era Eva. A un teatro, a un ballo, a un concerto, dovunque miss Seymour portasse l’incanto della sua bellezza da dea, appariva, come evocata da una bacchetta magica, la testa intelligente di Mario Avella. Ma quasi due anni erano trascorsi, nè egli usciva dalla sua taciturnità, nè Eva aveva mai fatto allusione a lui.
Una volta, in occasione di un premio straordinario conferitogli dal ministero, Mario Avella ebbe ventiquattro ore di vera celebrità. Nei salotti non si parlava che del giovane siciliano. Lydia allora credette di scorgere un lampo di gioia sulla fronte della sua amica, e nella speranza di carpirle il segreto, se c’era, le disse improvvisamente:
— Ho sentito che il ministero ha proposto Mario Avella per una missione importante all’estero. Egli accetta, non è vero?