Pagina:Neera - Lydia.djvu/260

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vano, sotto forma di odori indistinti, delle reminiscenze di lavatoio, di latte quagliato, di piatti di stagno, di tela di canape e di bambini sudici.

Lydia guardò sé stessa, le sue manine trasparenti e candide, che nessuna puntura aveva offese mai, che i profumi avevano penetrato fin sotto la pelle; pensò alle sue biancherie di batista, al suo corpo che le cure assidue conservavano puro, e in quel confronto, la sua vanità trovò ancora una gioia. Sollevò la testina altera, e dal busto di raso, il petto, sotto un impeto d’orgoglio, balzò, procurandole una rapida sensazione di ebbrezza.

Intanto tutte le donne si erano messe in ginocchio, umiliate, sprofondate; e un canto lento, solenne, uscì dalle lor bocche, accompagnando il canto del sacerdote.

— Che cosa è questo? — chiese Lydia, quasi a sé stessa, involontariamente.

Una le rispose: — Le litanie. Si festeggia