Pagina:Neera - Lydia.djvu/274

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credine nel sangue, per cui si sentiva ferita, qui, là, in mille punti del corpo. Soffriva come non aveva mai sofferto da che era al mondo, aggrappata allo stipite di quell’uscio, sentendosi sola, sola, sola...

Intanto la testina bruna di Théa si era appoggiata tutta sugli avori del piano, mescendo agli accordi musicali un gemito lungo e straziante. Keptsky, colle dita leggiere, le premette alcune ciocche di capelli, ed ella sollevò il capo, gettandogli un’occhiata lunga. Egli prese dalle sue mani il ventaglio chinese, a fiori rossi, e glie lo spiegò sopra il volto, chinandosi lentamente, guardandola egli pure in fondo agli occhi.

In quel momento Lydia si sentì dare un tuffo nel sangue, le pupille le si velarono, le si piegarono le gambe, e così, senza sapere il perchè, perchè soffriva, perchè moriva, si lasciò sdrucciolare lungo lo stipite dell’uscio, fino a terra, mordendosi le mani per non gridare.