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si incollava sulle braccia, sulle anche, attorcigliandosi intorno alle gambe come un cavatappi.
— Non posso più correre — disse Lydia a un tratto.
— Perchè?
— M’è entrata l’acqua nelle scarpe, sono fradicie.
Tentava di ridere, stringendosi al braccio del suo cavaliere, colla spalla appoggiata al petto di lui.
— Se potessi prendervi in braccio!
Ella fremette tutta, e per un momento chiuse gli occhi, lasciandosi trascinare. Erano alle porte della città.
— Ora troveremo una carrozza.
Infilarono il sobborgo, lungo, spopolato, dove appena qualche fanciullo diguazzava nei rigagnoli della strada.
— Che cosa dirà mio zio!
Keptsky la incoraggiava, portandola quasi