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134 Novelle gaje.


Avevo il cuore dolorosamente stretto; nello scendere le scale incontrai il portinaio che saliva con una letterina; seppi molto tempo dopo che proveniva dall’Arturo... dico Arturo per un modo di dire; si chiamava Giulio, e conteneva questi versi, che se non danno un’alta idea di valore poetico per parte dell’autore, dovevano però impressionare moltissimo la sentimentale Carolina:

Degli occhi tuoi dolcissimi
La luce ancor m’innonda;
Figlia tu sei dell’etere,
Come una stella, bionda.
Deh! lascia ancor ch’io palpiti
Sotto la tua pupilla...
Ch’io beva stilla a stilla
Quel nettare divin!

Carolina infatti (sono tutte cose che mi raccontò ella stessa) si sprofondò deliziosamente nella lettura di questo madrigale. L’idea di essere bionda come una stella la trasportava. Bionda come l’oro, bionda come le spiche sono paragoni soliti e prosaicamente terreni; ma una stella!

— Dio! come sono infelice! — concluse l’ideale donnina — mio marito non s’è mai accorto ch’io ho i capelli di questo biondo.

Il marito evocato in modo così poco lusinghiero apparve, quasi per incanto, sulla soglia dell’uscio. Aveva le sue pantofole nere ricamate a mazzi di rose e le mani in tasca.