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186 | Novelle gaje. |
— È per questo che volle incomodarsi il signore? disse Francesca quando ebbi finito.
— Per... questo.
— Sono ben dolente di dovergli dire che io lessi quella strofa citata non so dove e ne ignoro completamente l’autore. Oh! anch’io sarei desiderosa di conoscerlo — quell’idea della plejade è stupenda. Ne ho chiesto a varie persone, ma non potei ottenere nessun indizio.
Non c’era più motivo per restare; pure salutai lietamente la signorina portando meco un valido pretesto di ritornare la terza volta.
Lettore, non comprendete?
Io ero deciso a rovistare tutte le biblioteche pubbliche e private per trovare l’incognito autore di quei versi. Sventuratamente i miei impegni d’ufficio non mi lasciavano libero come avrei bramato; ma ricorsi alla bontà d’un amico letterato e mezzo giornalista per aiutarmi nella difficile ricerca.
Passarono venti giorni.
— Sai? mi disse un giorno l’amico tirandomi per la falda dell’abito. Ho trovato il tuo autore; si chiama Giacomo Sacchéro.
— Sacchéro? Chi è costui?
— Un giovane di cuore, elegante verseggiatore, a cui non è mancato che un raggio di fortuna. Se vuoi posso darti un volume completo delle sue liriche.
— Benone.