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Beniamino. 205


Beniamino era di carattere lieto, punto sentimentale e filosofo in modo sorprendente. Sentiva retto e onesto; che bisogno di ostentarlo?

Motteggiava volontieri; era amico dell’acqua santa senza inimicarsi il diavolo; l'anima gli premeva, ma il corpo non gli dava impaccio.

Casto, dopo tutto.

Le sue esigenze fisiche si limitavano ad una buona satolla di cacio pecorino e ad una risata schietta, che faceva funzione di alcool nel suo bicchiere di acqua pura.

Aveva quella specie di malizia ingenua, colore spiccatissimo del tipo bergamasco; ingegno, pronto e vivace se non profondo, buon cuore, tratto schietto, che riusciva alla bella prima simpatico.

La sua coltura giungeva fino a leggere correttamente lo stampato, i manoscritti no.

La somma la sapeva fare, alla condizione d’aver libere le dieci dita delle due mani. Cantava intonato con una bella voce di mezzo tenore; friggeva le uova alla perfezione; rattoppava da sè i proprii vestiti e per le capriole sull’erba non c’era un altro che l’uguagliasse.

Queste cognizioni svariate e incomplete lo rendevano gradito in società, ma non avevano mai saputo procurargli un impiego, motivo per cui un bel giorno di primavera, dopo avere zuffolato alla finestra «l’armata se ne va» e contemplate le rondini che si inse-