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Pagina:Neera - Novelle gaje, Milano, Brigola, 1879.djvu/260

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250 Novelle gaje.

nerlo e, invece di sostenerlo, se lo strinse improvvisamente al petto.

— Ah! se Roberto avesse un figlio così...

Beniamino quel giorno divorò la strada; giungendo tutto sudato in alto dei centoquattordici gradini, depose il fanciullo sui ginocchi di Valentina, gridando: vittoria!

E siccome Valentina apriva meravigliata i suoi occhioni azzurri e Roberto accorrendo dalla vicina stanza domandò che cosa era avvenuto, fu d’uopo raccontar tutto.

Allora la giovine mammina balzò in piedi, prese il suo cappello che non era molto lontano, e tutta agitata disse a Roberto:

— Andiamo, andiamo.

— Dove, amor mio?

— Da tuo padre, da tua madre. Vedi? il Signore ci ha dato quest’angioletto perchè la pace ritorni fra noi.

— Sì, sì, appoggiò Beniamino.

— Andiamo, intanto che una buona ispirazione ha germogliato nel cuore di tua madre; ella ama già il nostro figliuoletto...; prendilo, Beniamino, seguici.

La risoluzione di Valentina parve così determinata e sicura che Roberto si lasciò condurre.

Cadeva la sera. La bottega del salumaio era deserta. Marito e moglie stavano dietro al banco in una malinconica solitudine.