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72 Novelle gaje.


Forse delibavano estatici i divini silenzi dell’amore, forse...

Io devo avvertirvi, amica mia, che avevo i piedi bagnati in causa della Versa. Dio! che interruzione prosaica! — direte — ma fu tale e quale.

Un violento starnuto mi fece battere la testa contro il muro e dovette per fermo rintronare alle orecchie dei misteriosi amanti perchè ero appena disceso dalla finestra quando mi trovai faccia a faccia con lui, Camaralzaman, se vi piace.

Oreste che si era lasciato scivolare sul versante della collina, trovavasi già a buon punto; ma devo dire in suo onore che, vedendomi preso, corse subito in mio aiuto.

Camaralzaman doveva accorgersi che io non facevo nessun tentativo per fuggire poiché mi contemplò qualche minuto senza aprir bocca. Intanto Oreste ci raggiunse e non so davvero che cosa avremmo potuto dirgli, se egli stesso prendendo la parola in un italiano molto corretto e preciso, non avesse prevenuta la nostra spiegazione.

— Signori, dite il vero, voi siete venuti qui per spiarmi!

La confusione del colpevole mi invadeva dalla testa ai piedi; Oreste volle rispondere.

— Signore...

Ma l’altro interruppe con un gesto pieno di dignità.

— Basta. Non siete ladri, questo si vede; dunque siete curiosi, ed alla vostra età — additò sorridendo i nostri volti imberbi — si può perdonare una leggerezza. Entrate e guardate.