Pagina:Neera - Senio, Galli, 1892.djvu/47

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Senio il quale si persuadeva sempre più essere l’amore un fomite di distruzione, una breccia aperta nella fortezza della sovranità virile, una inutile zavorra che bisogna gettare per salire più alto e più presto. Ma che fare intanto? Che cosa dire a quell'uomo che non doveva trovarsi in istato di ragionare? Fu Stefano che di nuovo ruppe il silenzio.

— Ci siamo ingannati — disse con la sua voca calda, un po’ velata.

— Ella ti ha ingannato! — esclamò Senio mettendo nella espressione del volto tutto lo sprezzo che gli ribolliva dentro.

— No — riprese Stefano con grande nobiltà — l'inganno fu reciproco. Quando la conobbi, quando l’amai per il suo sorriso infantile, per i grandi occhi di gazzella, ella non mi disse: «sono al di sopra di qualsiasi seduzione:» mi sorrise e mi guardò; non altro. Certo mi amava allora.

Senio fece un movimento con le labbra.