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Pagina:Neera - Senio, Galli, 1892.djvu/58

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Attraversarono il piccolo corridoio; Stefano aperse la porticina dipinta di verde. Non avevano più parole nè Timo nè l’altro. Si strinsero la mano in silenzio, con molta forza. All’ultimo istante si abbracciarono.

Senio fuggì, piena la mente della visione di Stefano ritto in mezzo alla porticina, coi capelli sollevati dal vento, la fronte alta, gli occhi ardenti di lacrime represse.

Fatti pochi passi si voltò indietro. Egli era sempre là. Si salutarono allora attraverso il vento, attraverso la neve, con l’espansione dell’antico affetto. — A rivederci! — gridarono insieme. La via che voltava li separò.

Realmente il treno non partiva che alle sette; erano le cinque. Il tempo non cambiava affatto, neve e freddo, con raffiche impetuose che sollevavano turbini di ghiacciuoli.

Senio cercò poco meno che a tastoni un alberghetto, una misera osteria, dove potè ottenere a stento del pesce fritto e delle uova.