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— Che bella cedrina! Io non sono mai arrivata ad averla così viva e folta; le bestie me la mangiano sempre; quelle bestie che nascono dalla pianta stessa, che ne hanno il preciso colore e portano sulla schiena certe righe azzurrine che sembrano ricami di ciniglia... un orrore ti dico!
— Ne vuole una piantina?
— Volentieri.
— Attacca subito.
Tornarono indietro fino ai vasi di cedrina, fermandosi a guardarla, stropicciandone le lunghe foglie asprette e odorose.
La fanciulla andò a prendere una forbice.
— Penso che le bestie me la mangeranno ancora! — esclamò la pretora languidamente.
— Oh perché? Verrò io a tenergliela pulita.
Si guardarono, sorrisero. Una placida simpatia di donna le spingeva l’una verso l'altra. Intanto che Teresa, china sull’arbusto, ne tagliava i ramicelli, la pretora le accomodava le treccie piú alte sulla nuca.
— Così, stai meglio.
— Non ho mai tempo di pettinarmi a modo.
— Povera ragazza!
Alla cedrina vennero aggiunti due bei gerani rossi infocati e un garofano dello stesso colore.
— Sai che cosa indica nel linguaggio dei fiori il garofano rosso? — chiese la pretora, riunendo con delicatezza i gambi, colla testa un po’ inclinata