Pagina:Neera - Teresa.djvu/181

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Irrigidita, la fanciulla ascoltava quelle parole così nuove per lei, sentendo salire, dalle mani del giovane, una ebbrezza in tutte le fibre.

— È la prima volta che un uomo le parla così?

— Oh! sì...

E vi era tanta innocenza, tanta mestizia e tanto sgomento insieme in quella esclamazione, che Orlandi continuò, trasportato:

— L’amo, l’amo!

Pioveva sempre. Orlandi era bagnato dalla testa ai piedi; anche Teresina si sentiva piovere in faccia, tante stille gelate sulla sua faccia che ardeva. La via, sotto la fiamma scialba di un lampione, luccicava, piena di pozze; quasi tutte le case vicine erano immerse nell’oscurità; solo ad una finestra della Calliope brillava, oscillante, un lume.

— Mi dica qualche cosa... l'ho offesa?

— No, signore...

Quel “signore” tornò a far sorridere Orlandi. Egli non riusciva a comprendere lo sbigottimento della fanciulla; non vi era abituato; però assuefacendosi a poco a poco, vi trovava un gusto piccante, mentre una tenerezza insolita gli ondeggiava nel cuore.

— Una parola ancora... mi permette di amarla?

— Oh Dio...

— Mi permette?

Voleva aggiungere: sarà un amore nobile e puro; ma comprese che era inutile dir ciò. Teresa non ne poteva immaginare un altro.