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Sollevò gli occhi lentamente, turbata, giuliva, volendo mostrargli la sua riconoscenza, e pur compresa della necessità di non tradirsi.
Egli le accompagnò fino alla porta di casa, stringendo la mano a tutte; stringendola a Teresina in modo particolare, quasi a confermarle che era venuto per lei sola.
La fanciulla era in estasi; scomparsa la malinconia; scomparso il dispetto. Rise, cantò, fece due o tre volte il giro della propria camera ballando; si guardò nello specchio con somma compiacenza, con una gioia trionfante.
Scelse nel cassettone due nastri che le gemelle vagheggiavano da qualche tempo, e gliene fece dono.
Condusse l’Ida a spasso per il giardino, giuocando con lei, abbracciandola tutti i momenti con certi baci caldi, furiosi...
— Torna in casa, Teresina, piglierai freddo.
Forse che faceva freddo? Teresina ubbidì e tornò a casa; ma salita di nuovo nella sua camera spalancò i vetri, cedendo a un bisogno d’aria, di luce, di moto.
A tavola si parlò di Orlandi. Il signor Caccia disse che era un capo-scarico, che dava cattivi esempi a Carlino, che s’era già mangiato parecchie volte i denari della laurea, e che non riuscirebbe mai a nulla di buono.
Carlino difese l'amico. Assicurò sopra tutto che Orlandi metteva giudizio, e che alla fine dell’anno si sarebbe laureato immancabilmente.