Pagina:Neera - Teresa.djvu/317

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Ristette infine, palpitante, davanti al mucchietto di cenere, persuasa che nulla piú esistesse di quelle sozzure.

Ma si ingannava. Il suo pensiero era colpito, macchiato irrimediabilmente. Per quanto facesse non poteva togliersi il ricordo delle pagine lette; ed era un ricordo amaro, come di medicina che torni a gola.

E venivano, non cercate, le riflessioni, i confronti, le induzioni. Cento cose rimaste oscure fino allora le si chiarivano spietatamente; non poteva piú dubitare, non poteva piú illudersi.

Quelle spiegazioni crudeli erano la sola risposta ch’ella trovava alla sua lunga, insoddisfatta curiosità di fanciulla.

Quelle pagine stampate, che non volavano come le parole, che non svanivano come i sorrisi, che ella aveva distrutte in un esemplare ma che esistevano in mille altri, quelle pagine infami erano un documento della miseria umana, della sua propria miseria.

Un libro osceno le dava la chiave del mistero ch’ella aveva ricercato invano; ch’ella aveva interrogato nei fremiti paurosi e pudibondi di se stessa, nelle reticenze maligne degli altri.

Era dunque quello l’ignobile segreto che teneva uniti gli uomini alle donne? Quello l’amore?

Sottile, profondo, un pensiero sopra tutti la martoriava: Egidio.