Pagina:Neera - Teresa.djvu/333

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— La gente?

— Oh! la gente poi...

E sorrise col suo sorriso malinconico, al quale si aggiunse una punta di ironia.

— Tuttavia... se mi facessero delle osservazioni, a me, tua amica?

— Ebbene, dirai ai zelanti che ho pagato con tutta la mia vita questo momento di libertà. È abbastanza caro, nevvero?

Tornò a sorridere e si lisciò colle mani — due piccole manine di cera gialla — i capelli che incominciavano a perdere i riflessi bruni.

La pretora restò con lei quasi tutto il giorno.

All’indomani mattina, tutta vestita di nero per il lutto, con un velo che le nascondeva mezza la faccia, Teresa chiudeva la porta della sua casa.

L’amica, fedele fino all’ultimo, le era vicina.

— A rivederci, a rivederci, sai?

— Speriamo — rispose Teresa, con accento profondo, già impressionata dei misteri del futuro.

Don Giovanni Boccabadati, tutto ravvolto in una pelliccia, mise il capo alla finestra. Teresa si ricordò il giorno in cui egli pure era partito, partito col sole e colle rondini, in un mattino di primavera.

— Hai una brutta giornata — disse la pretora.

Ella guardò in alto, con indifferenza, e s’avviò coll’amica verso la stazione.

Prima di entrare nella sala d’aspetto, si ferma-