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petto, quasi a nascondere i rimpianti che essa sola conosceva, e rispose:
— Si fa quel che si può.
— Sicuro, capisco, quando si hanno delle figlie da maritare... le mie, per fortuna, sono ancora piccine. Lei no, che ha qui una ragazza grande fatta...
Guardò Teresina, la quale arrossì violentemente, e si sentì presa da una improvvisa vergogna.
— Teresina è ancora giovane.
— Sì, ma se le capitasse un buon partito?...
— Tutto è destino — interruppe la signora Soave, gravemente, con quella inflessione lamentosa della voce, che andava compagna allo sguardo spento de’ suoi occhi neri.
E venne febbraio e venne marzo.
La primavera non portava nessun cambiamento alle abitudini monotone della famiglia; ma si aprivano le finestre, e dalla via entrava un raggio di luce nuova, il rumore dei passi, il bisbiglio delle voci.
Anche le finestre delle altre case si aprivano, scoprendo i tendoni di mussolino, insaldati di fresco: sui davanzali sporgevano i vasi di fiori tenuti chiusi per il freddo; rami secchi di geranio, fusti polverosi di cedrina; le violacciocche sole, verdi e rigogliose, mettevano già i primi boccioli.
Alla finestra della vecchia Tisbe danzavano al